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Gentili spettatori, benvenuti a teatro.

In questa pagina troverete tutte le informazioni e gli approfondimenti sulla nostra produzione dello spettacolo “1984” di George Orwell.

Se non avete mai letto il romanzo, nessuna paura, non è necessario per la comprensione dello spettacolo.

Vi consigliamo tuttavia, per un’esperienza completa, di leggere la sezione introduttiva intitolata “Per iniziare…”: basteranno pochi minuti e vi aiuterà a entrare subito nella storia.

Nella sezione “Per saperne di più…” troverete ulteriori approfondimenti sullo spettacolo (dall’adattamento alle note di regia) e sul mondo distopico creato da Orwell nel suo romanzo, che possono essere lette prima o dopo la visione da chi volesse saperne ancora di più.

E, infine, tutte le informazioni sulla produzione, sul team creativo e sugli artisti in scena.

Vi auguriamo una buona visione.

Attenzione: lo spettacolo contiene scene di violenza simulata, sangue finto, effetti sonori improvvisi e disturbanti, utilizzo di luci stroboscopiche.

È consigliata la visione a un pubblico di età superiore ai 14 anni.

PER INIZIARE…

Tutto ciò che è utile sapere, in 5 minuti

George Orwell scrive il suo romanzo nel 1948 immaginando il futuro, e – con un gioco numerico – lo intitola 1984, che è anche l’anno in cui è ambientata la storia.
L’anno 1984 però è solo una data come un’altra, e la storia potrebbe svolgersi in qualsiasi futuro, vicino o lontano, nel nostro presente o in un mondo immaginario.

A voi la scelta.

Londra. Una guerra atomica ha diviso la Terra in tre potenze, in guerra perenne fra loro e governate da regimi totalitari:
Oceania, Eurasia ed Estasia.

La società è governata da un onnipotente partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto di persona, al punto che non si sa nemmeno se sia una persona o un’entità astratta (o forse, oggi, un’intelligenza artificiale). Tuttavia, si trova dappertutto e tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini attraverso telecamere e dispositivi di sorveglianza, attraverso cui diffonde la propria propaganda e invade la privacy di chiunque. Le città sono sorvegliate dalla Polizia Mentale, una feroce organizzazione paramilitare che ha come obiettivo, attraverso lo spionaggio, individuare e catturare chiunque commenta uno “psicocrimine”, che consiste nel nutrire sentimenti o elaborare pensieri non conformi al Partito. Anche la vita sentimentale e sessuale dei cittadini è fortemente controllata: l’atto sessuale è vietato se non al fine di procreare e la famiglia stessa diventa un vero e proprio strumento di controllo; i bambini, per esempio, vengono incoraggiati a spiare i genitori e a riferire al governo ogni loro possibile comportamento ostile al Partito.

L’unica forma di pensiero ammissibile in Oceania è il “doppiopensiero”, che consiste nel rigettare la logica, perdere, e all’occorrenza recuperare, la memoria di determinati fatti, e credere simultaneamente a due affermazioni tra loro contrarie, in modo da non cogliere contraddizioni o errori presenti nella propaganda del Partito. Lo “psicocrimine” o “reato di pensiero” è il reato più grave: visto che tutti i crimini iniziano come un pensiero, quindi tutti i crimini sono crimini mentali. I colpevoli sono “vaporizzati”, cioè vengono cancellate tutte le tracce delle loro esistenza negli archivi e nei documenti.

I contenuti di libri, giornali, film e documenti vengono riscritti continuamente, espellendo tutto quanto non sia in linea con le idee del Partito. Tutti i fatti che rivelino contraddizione o errori del partito vengono periodicamente e sistematicamente cancellati, rivisti e sostituiti. Allo stesso modo vengono continuamente riscritti, anche a posteriori, gli articoli dei giornali, ed è questo il lavoro del protagonista Winston.

Il protagonista Winston decide di scrivere un diario segreto che possa, un giorno, essere letto dalle generazioni future come prova di ciò che lui sta vivendo sotto il regime del Partito. Mentre lo scrive, immagina addirittura e vede le persone nel futuro che commentano il suo scritto, in un giorno in cui il Partito sarà sconfitto e caduto. Spesso e volentieri, ciò che succede in scena può essere letto come una rappresentazione dei pensieri (a volte confusi) nella testa di Winston. Al pubblico il compito di rimetterli in ordine, uno alla volta.

La Neolingua è un nuovo linguaggio creato dal Partito in cui sono ammessi solo termini con un significato preciso e privo di possibili sfumature o interpretazioni, in modo che riducendo il significato ai concetti più elementari sia impossibile concepire un pensiero libero personale. Con la creazione della Neolingua il partito censura quindi l’utilizzo di molte parole, convogliando quelle sgradite (come ad esempio “democrazia”) nell’unico termine “psicocrimine”.

È un’organizzazione clandestina di ribelli che vuole rovesciare il Partito. Il loro leader si chiama Emmanuel Goldstein, ma nessuno è sicuro che sia un personaggio reale. Nella propaganda del Partito, ogni male della società è attribuito a questo gruppo segreto.

Il vero nucleo del capolavoro orwelliano sono l’ambiguità e gli interrogativi
“Cos’è reale? Cos’è la verità e cos’è una bugia? Siamo davvero in grado di distinguerne il confine?”.

Lo spettacolo chiede al pubblico, ogni sera, di specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l’autenticità stessa degli eventi in scena.

Le risposte non saranno uguali per tutti, ed il bello è proprio questo.

PER SAPERNE DI PIÙ…

Approfondimenti e informazioni sulla messinscena

di Giancarlo Nicoletti

“1984” è un romanzo straordinario, profondamente complesso e affascinante, e probabilmente il capolavoro del Novecento più destinato a rinnovare di continuo la sua cifra di attualità nel tempo: non mi stupirei di leggere “vedi 1984” alla descrizione della voce “profetico” del dizionario. Ed è sulla base di questo presupposto che si è installato tutto il lavoro della regia e dei creativi per riuscire a portare in scena – rendendolo un’esperienza assai impattante di spettacolo dal vivo, sia nei significati che nel suo farsi sulla scena – il nucleo centrale del capolavoro orwelliano.

“Il Grande Fratello sei tu, che osservi” fa dire Orwell dal personaggio di O’Brien all’antieroe protagonista Winston. In tempi di abbuffata voyeuristico-mediatica derivata dai canali di comunicazione e di auto-rappresentazione del sé sui social, sono parole che non potrebbero risultare più attuali. Orwell scrive immaginando un mondo distopico (l’Oceania a trazione totalitaria del Partito) e creando un universo frutto della deriva socialista e tecnologica. Neanche lui poteva immaginare, probabilmente, che quell’intuizione si sarebbe prestata così tanto a rappresentare questo nostro presente post-ideologico che, archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento, vede alla ribalta una nuova forma “soft” di dittatura, fatta di hi-tech, globalizzazione tradita, media e social.

Il nostro Grande Fratello e l’Oceania di Orwell in scena, dunque, vivranno non in una dittatura del secolo scorso, ma nelle odierne Silicon Valley, negli Apple Store, a Guantanamo o in Iraq, in una diretta streaming o nel mondo dell’intelligenza artificiale e fonderanno il proprio potere sull’invasione della sfera privata – autorizzata ovviamente dal consenso informato. Il Grande Fratello digitale dei nostri giorni esiste ed è una rete che avvolge tutti e ci accompagna in ogni momento del quotidiano: la suggestione che il Big Brother possa essere solo un algoritmo e non un politico in carne ed ossa, peraltro, è già insita anche nelle pagine del romanzo. Queste le riflessioni che sono state la bussola del progetto, senza però ridurre il tutto a facili scenari futuristici da tute spaziali, ma semmai astraendo la nostra quotidianità, trasportandola nel tempo e immaginando cosa-potrebbe-essere e come-potrebbe-essere. E, naturalmente, con uno sforzo esegetico che non tradisse mai lo spirito dell’autore e del romanzo.

Attenzione, però, che non si tratta di un’operazione di mera attualizzazione: sarebbe stato riduttivo e probabilmente improprio. Si può attualizzare un’opera ambientata in un passato definito, ma Orwell, quando scriveva nel 1948, immaginava il futuro, e quella data, il 1984, altro non è che un divertissment numerico. Quindi ho immaginato il futuribile, prendendo atto che la cifra profetica del discorso orwelliano, riletta con le lenti contemporanee, si presta ancora a raccontare noi e l’oggi, lasciandoci di nuovo sbigottiti, affascinati e sgomenti. E questo spero possa essere l’effetto finale sul pubblico, a cui verrà richiesto, ogni sera, di specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l’autenticità degli eventi in scena. Confrontandosi, in definitiva, col vero nucleo del capolavoro orwelliano: l’ambiguità e gli interrogativi “Cos’è il reale? Cos’è la verità e cos’è una bugia? Siamo veramente in grado di distinguerne il confine, e cosa ci aiuta a farlo?”. Che, nei giorni delle fake news, del “è vero perché l’ho letto su Facebook” e della realtà virtuale, sono interrogativi imprescindibili, che sono, letteralmente, rappresentati in scena in numerosi passaggi dello spettacolo e con l’ausilio delle varie possibilità tecniche e interpretative.

101 minuti di teatro impattante e senza sconti, con effetti speciali e un’imponente macchina teatrale, tecnica e spettacolare a servizio esclusivo del racconto. Non per una dimostrazione di forza muscolare del regista e dei creativi, ma perché siamo convinti che “1984” e la poetica di Orwell lo richiedano indubbiamente, grazie anche allo straordinario adattamento del duo Icke / MacMillan, che illumina di speranza il finale, facendo dell’Appendice del romanzo una chiave di volta interpretativa di grande valore e mettendo in dubbio lo stesso pessimismo orwelliano. Un gigantesco sforzo produttivo e sinergico fra i vari linguaggi teatrali – parole e corpi, scenografia, videoproiezioni, musiche, costumi, luci – con l’obiettivo di tenere il pubblico incollato alla poltrona e a tratti disturbato, attraverso una forma di “narrazione onirica” simile a un sogno – o a un incubo. Per provare a restituire, sulla scena e con tutta forza della ritualità dello spettacolo dal vivo, quello stesso, sonorissimo schiaffo che Orwell dà al proprio lettore nelle pagine del suo gigantesco romanzo.

di Robert Icke e Duncan Macmillan

Il finale dell’ultimo romanzo di George Orwell, 1984, è notoriamente cupo. “Se vuoi un’immagine del futuro”, viene detto a Winston, “pensa a uno stivale sopra un volto umano, per sempre”. Seduto in un caffè, sconfitto, ubriaco e in attesa di una pallottola, Winston ora ama il suo oppressore. Winston ama il Grande Fratello. Come tutti sappiamo, questa è la fine del romanzo.

Solo che non lo è.

Dopo la parola “FINE”, infatti, c’è un’appendice, “I principi della neolingua”, che normalmente molti dei lettori del romanzo saltano del tutto. L’American Book-of-the-Month Club, nelle trattative per pubblicare la prima edizione americana del romanzo, chiese a Orwell di tagliare l’Appendice (insieme a gran parte delle citazioni del libro di Goldstein) prima della stampa. “Non sono assolutamente d’accordo”, scrisse Orwell al suo agente statunitense nel 1949. “Altererebbe l’intero sapore del libro e tralascerebbe un elemento imprescindibile. Inoltre, anche se gli intenditori, dopo aver letto le parti che propongono di tagliare, non dovessero gradirle, ciò renderebbe la storia incomprensibile.” Orwell rischiava di perdere almeno 40.000 sterline di vendite negli USA. Ma, per lui, è chiaro che l’Appendice fosse essenziale per comprendere la storia.

Giunto alla fine del romanzo, però, il lettore dovrebbe già conoscere l’Appendice. Alla prima menzione della Neolingua (a pagina quattro o cinque nella maggior parte delle edizioni) c’è, infatti, l’unica nota a piè di pagina dell’intero romanzo:

1. La neolingua era la lingua ufficiale dell’Oceania.
Per un resoconto della sua struttura ed etimologia vedi Appendice.

Un lettore attento potrebbe accorgersi che della Neolingua, stranamente, si parla al passato. Potrebbe accogliere l’invito a leggere l’Appendice prima di continuare la lettura. O potrebbe riflettere sul fatto che la narrativa, di solito, non ha note a piè di pagina né appendici.

L’appendice è finzione che vuole essere realtà. Scritta in un periodo di molto successivo al 1984 (anno in cui è ambientato il romanzo), in un’epoca in cui il Partito sembra essere caduto, getta nuova luce sul testo che la precede.

È scritta in “Vecchia Lingua”, la nostra lingua, che avrebbe già dovuto essere stata superata, e tratta della “versione finale e perfezionata” della Neolingua “per come pubblicata nell’undicesima edizione del Newspeak Dictionary. Nel 1984 in cui è ambientato il romanzo, l’uscita “la decima edizione” è prevista fra vari mesi e non esiste ancora. L’appendice si riferisce a Shakespeare, Milton, Swift e Dickens e cita a lungo la Dichiarazione di Indipendenza (quest’ultima è particolarmente improbabile che sia sopravvissuta alla censura del Partito). Conclude dicendoci che “… l’adozione finale della Neolingua era stata fissata intorno al 2050”, rafforzando e chiarendo il motivo stesso della sua presenza: che l’adozione finale della Neolingua non è mai avvenuta, e i suoi principi erano talmente obsoleti da necessitare – ora, nel 2050 – di un’appendice esplicativa. L’ultima parola dell’appendice (e del romanzo, di conseguenza) è “2050”.

O’Brien dice a Winston Smith che sarà “spazzato via dal flusso della storia”. Eppure, eccolo lì, nominato ancora una volta, disinvoltamente, nell’Appendice, in cui è indicato il nome dell’Archivio “in cui lavorava Winston Smith”. Non sappiamo come e perché, ma Winston Smith è sopravvissuto, ed anche entrato nella storia.

Ma se questa Appendice è scritta da qualcuno che ha letto il romanzo nel futuro, e ha aggiunto tali commenti storici sulla lingua, cos’è il romanzo nel mondo di chi l’ha letto? È un file su Winston nell’archivio, che è sopravvissuto al futuro post-Partito?

Qualcosa che non è entrato nel trituratore o nella fornace prima che gli archivi venissero presi d’assalto? O ha qualcosa a che fare con il diario di Winston? Non sappiamo bene se fidarci. Sappiamo certamente che il Partito controllava tutti i file da archiviare. Come ha fatto a sopravvivere questo “racconto” della vita di Winston?

Secondo gli eredi Orwell, il nostro è il primo tentativo di rendere l’Appendice drammatizzata. L’abbiamo sempre considerata “imprescindibile”: dato l’interesse del romanzo per documenti e registrazioni e il loro rapporto con la verità, l’Appendice complica notevolmente il romanzo che la precede. Trattare l’Appendice di Orwell come imprescindibile rende il romanzo stesso molto più personale e complesso di una semplice distopia futuristica e cupa: nel finale, amplia notevolmente la forma della storia e rivolge le domande chiave direttamente al lettore. 

Puoi fidarti delle prove?

Come fai a sapere cos’è la verità?

E dove e in che tempo sei tu, lettore, in questo momento?

R.I. e D.M.
Settembre 2050

Londra, 1984. Una guerra atomica ha diviso la Terra in tre potenze, in lotta fra loro e governate da regimi totalitari: Oceania, Eurasia ed Estasia. Nel superstato di Oceania, la società è controllata da un Partito il cui comandante supremo è il Grande Fratello, misterioso dittatore che nessuno ha mai visto. Le principali città sono sorvegliate dalle pattuglie della Polizia Mentale, una feroce organizzazione paramilitare poliziesca che ha come obiettivo, attraverso lo spionaggio, individuare e catturare chiunque commenta uno “psicoreato”, che consiste nel nutrire sentimenti o elaborare pensieri non conformi alla dottrina del Partito. Le armate oceaniane, alleate con gli eserciti estasiani, sono inoltre in guerra contro gli eurasiani.

Il trentanovenne Winston Smith è un impiegato del Partito Esterno che lavora presso gli uffici del Ministero della Verità, incaricato di “correggere” i libri e gli articoli di giornale già pubblicati, modificandoli in modo da rendere riscontrabili e veritiere le previsioni fatte dal Partito. Egli inoltre si occupa di modificare la storia scritta, contribuendo così ad alimentare la fama di infallibilità del Partito stesso, applicare le damnatio memoriae verso dissidenti “mai esistiti” e così via.

Apparentemente Winston è un cittadino malleabile; in realtà mal sopporta i condizionamenti del regime e non riesce ad adeguare la propria mente al doppiopensiero, ossia il meccanismo mentale imposto dal regime, che prevede di cambiare le proprie convinzioni all’istante o credere simultaneamente a due affermazioni tra loro contrarie, a seconda del volere del Partito. Winston comincia a scrivere in un diario i propri sentimenti di malcontento nei confronti del regime. E scrivendo questo diario immagina gli uomini e le donne del futuro che lo leggeranno, un giorno.

Durante una giornata di lavoro, Winston si accorge di Julia, una giovane donna che si occupa della manutenzione delle macchine per la scrittura di romanzi al Ministero della Verità. Winston ha l’impressione di essere pedinato da Julia, e sviluppa un odio intenso nei suoi confronti, credendola un’agente della Polizia Mentale intenzionata ad arrestarlo per i suoi pensieri antigovernativi. Un giorno riceve invece da lei un piccolo foglio di carta con scritto «Ti amo». Con difficoltà i due riescono a incontrarsi in un boschetto lontano dai teleschermi. Winston s’innamora di Julia, affascinato dalla sua natura ribelle e dalla sua disinibizione sessuale, in totale contrasto con i valori del Partito, che accettano il sesso solo a scopo procreativo e scoraggiano qualunque sentimento al di fuori dell’amore verso il Grande Fratello. Per evitare di essere scoperti durante i loro incontri amorosi, i due amanti, con l’aiuto del signor Charrington, un antiquario, trovano rifugio in una stanza situata nei quartieri riservati al Prolet, ovvero la zona della città meno sorvegliata perché abitata dalla classe operaia semianalfabeta.

Winston e Julia decidono infine di concretizzare la loro avversione al Partito collaborando con un’organizzazione clandestina di ribelli, detta la Fratellanza, a cui O’Brien, un importante funzionario del Partito Interno nel quale il protagonista vede una figura paterna, dice di appartenere. Così ricevono da lui un libro, “Teoria e prassi del collettivismo oligarchico”, il manifesto dell’organizzazione, che ne espone le ideologie anti-governative nei confronti del regime.

In breve vengono tuttavia catturati da uno squadrone guidato da Charrington, rivelatosi un agente della Polizia Mentale, e condotti separatamente nelle prigioni del Ministero dell’Amore. Winston e Julia vengono sottoposti a un programma di tortura fisica e psicologica condotto proprio da O’Brien, il quale aveva finto di coinvolgerli nella Fratellanza al solo scopo di tendere loro una trappola.

Winston viene sottoposto a un processo di ricondizionamento diviso in tre fasi: apprendimento, comprensione e accettazione. Nella prima fase, Winston viene torturato e reso edotto del vero scopo del Partito, ovvero la ricerca del potere fine a se stesso. Viene inoltre informato che il Partito uccide i propri oppositori solo dopo averli completamente ricondizionati, in modo che non possano ribellarsi neppure nella morte. Nella seconda fase, Winston viene collegato a un macchinario che lo inonda di dolore ogni volta che risponde in maniera logica e dunque non conforme al doppiopensiero. Winston inizia a perdere la capacità di pensare autonomamente, ma continua ad amare Julia e odiare il Grande Fratello. Nella terza fase, Winston viene condotto nella Stanza 101, dove si materializza la fobia più assoluta di ogni condannato: in questo caso in una gabbia, fissata sul suo volto, vengono messi dei topi, animali che lo angosciano anche nei suoi incubi notturni. Di fronte alla minaccia che il suo viso venga divorato dai topi, Winston, in preda al terrore più assoluto, supplica che Julia venga torturata al suo posto, sancendo la definitiva rinuncia a ogni forma di dissenso.

Tempo dopo, Winston è ormai scarcerato e riabilitato, sebbene, come ogni ex-dissidente, sia destinato prima o poi ad essere catturato nuovamente e giustiziato. Winston incontra Julia in un bar ed entrambi ammettono di essersi traditi l’un l’altra e di non essere più capaci di provare i sentimenti che li legavano in passato. Qualche tempo dopo, viene comunicata la notizia di un’importante vittoria militare dell’Oceania sugli eserciti eurasiatici in Africa. Pieno di entusiasmo per la vittoria, Winston guarda con ammirazione un manifesto del Grande Fratello, e si rallegra al pensiero che morirà amandolo.

TEAM CREATIVO

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GIANCARLO NICOLETTI
Regia

Regista, drammaturgo e attore.

Ha curato la regia di numerose produzioni fra cui: “I due Papi” con Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, per cui ha vinto il Premio Nazionale “Franco Enriquez” come Miglior Regista “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi con Marisa Laurito, Giovanni Anzaldo, Livio Beshir e in cui interpreta anche il ruolo di Mariacallàs; “L’uomo, la bestia e la virtù” (Tour nazionale / Edizione del centenario) di Luigi Pirandello con protagonista Giorgio Colangeli; per il Festival Pergolesi Spontini di Jesi “Il silenzio in cima al mondo” con Pamela Villoresi e “700 – Musica e parole per Dante” con Giorgio Colangeli e il primo violino della Scala Laura Marzadori; La Bohème” di Giacomo Puccini; “#salvobuonfine” (Selezione Premio “Dante Cappelletti” – Finalista “Premio Attilio Corsini”); “Festa della Repubblica” (Finalista “Stazioni d’Emergenza – Galleria Toledo”); “Kensington Gardens”; “Torre Elettra”;Ultima Mossa” (Tour nazionale); “Così fan tutti” (Finalista Premio “Confronti Creativi”). Nel 2017 è selezionato fra gli 8 registi provenienti del Premio Internazionale di Regia Fantasio, con residenza artistica a Trento. 

E’ autore della “Trilogia del Contemporaneo”, composta dai tre lavori “#salvobuonfine”, “Festa della Repubblica” e “Kensington Gardens” pubblicati nell’omonimo volume della collana “Le Nebulose – Teatro”. Con il primo testo vince, nel 2015, il Premio Nazionale alla Drammaturgia “DO.IT Drammaturgie oltre il Teatro” ed il Premio Speciale di Drammaturgia “Oltreparola 2015”, con “Kensington Gardens” ottiene la segnalazione al “Premio Hystrio – Scritture di Scena 2016”. Lo stesso testo viene, in seguito, rappresentato in lingua inglese al Deli Theatre di Londra, con un cast locale di attori inglesi e italiani, a Febbraio 2018. Il suo ultimo lavoro da autore è “Torre Elettra”, una riscrittura contemporanea del mito dell’Orestea, finalista al “Premio Hystrio – Scritture di Scena 2017”.

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ALESSANDRO CHITI
Scene

Inizia l’attività dopo gli studi di architettura, firmando le scene di numerosi testi contemporanei di successo. Nei 30 anni di attività, lavoro con numerosi registi e attori tra cui Proietti, Salemme, Albertazzi, Gassman, Calenda, Marini, Carniti, Salvo, Colombi, Anfuso, Venturiello collaborando con molte Compagnie, Teatri e Festival (Spoleto, Siracusa, Versiliana, Borgio Verezzi).

Ha all’attivo l’ideazione di circa 300 scenografie spaziando tra la  drammaturgia contemporanea, il classico, il musical e la lirica. 

Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Oscar italiano del Musical 2015 (migliore scenografia per Rapunzel), il Premio BOB FOSSE 1996, migliore scenografia di musical, il Premio Persefone Award 2004 migliore scenografia teatrale, il Premio OLIMPICI del TEATRO 2002 nomination migliore scenografia, il Premio Persefone 2009 migliore scenografia teatrale e il Premio Mulino Fenicio per la scenografia de “I due Papi”.

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Nel 2020 Umberto Iervolino e Federica Luna Vincenti cominciano la loro collaborazione sperimentando musica elettronica-dream e post rock. Consolidano il loro percorso artistico dando vita al progetto del duo Oragravity.
Registrano la loro prima colonna sonora per il film ‘L’ombra di Caravaggio’ per la regia di Michele Placido.
Successivamente realizzano le colonne sonore per gli spettacoli teatrali “La coscienza di Zeno” e “1984”.
Attualmente stanno lavorando a colonne sonore sia per il cinema che per il teatro.

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PAOLA MARCHESIN
Costumi

Costumista attiva in ambito cinematografico, televisivo e teatrale.

Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, diplomandosi in Scenografia nel 1981, con una tesi sul cinema di Man Ray e con il cortometraggio “Contatto – 096 Naturale”

All’inizio degli anni ottanta, ha incontrato lo sceneggiatore Rodolfo Sonego, che aveva una residenza estiva nelle colline di Pieve di Soligo, ed è stata incoraggiata da Andrea Zanzotto ad intraprendere un percorso artistico. Le frequentazioni di artisti presso la galleria QuadragonoArte di Conegliano, dove lavorava per mantenersi agli studi, hanno contribuito all’allontanamento dalla provincia. Dopo la tesi in Accademia è stata ammessa al corso biennale di Scenografia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ed ha seguito i corsi di Vincenzo Del Prato e della costumista Marisa D’Andrea. Nel 1984 ha proseguito gli studi con un terzo anno di Specializzazione in Costume, con docente Piero Tosi, e in cinema d’animazione, con Pino Zak.

Ha lavorato per alcuni anni come assistente costumista per vari professionisti, tra i quali Piero Tosi e Bruna Parmesan e ha firmato il suo primo lavoro da titolare nel 1988 per il film Mignon è partita (regia di Francesca Archibugi). Nella sua carriera cinematografica ha avuto due nomination per il Nastro d’argento. Lavora anche per il teatro e la televisione e insegna in work shop di costume e art director. Recentemente ha firmato i costumi per la fiction Rai Imma Tataranni – sostituto procuratore.

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ALESSANDRO PAPA
Disegno video

Nasce a Napoli nel 1977. Musicista, fonico e video maker, approccia alle arti performative con il Living Theater come performer e musicista. Successivamente indaga la materia del video-mapping, delle installazioni video e delle tecnologie video applicate al teatro, soprattutto come elemento di integrazione alla scenografia tradizionale. Debutta nel 2007 al Teatro San Carlo di Napoli realizzando le video-scenografie per l’opera Cavalleria Rusticana, diretta da Roberto de Simone. In seguito realizza video-mapping e video installazioni per numerose produzioni teatrali, d’opera e di danza, arrivando poi a collaborare assiduamente con il Teatro Nazionale di Napoli, con il quale realizza numerose scenografie video per produzioni teatrali dal 2007. Andrej Končalovskij, Toni Servillo, Mimmo Borrelli e Antonio Capuano, sono tra i registi con cui collabora in questi anni. Nello stesso periodo lavora con il regista Luca de Fusco per gli spettacoli “Antigone”, “Antonio e Cleopatra”, “Orestea”, Macbeth”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e “La tempesta”, prodotti sempre dal Teatro Nazionale di Napoli. Nel 2014 Realizza le video-scenografie per lo spettacolo “Madama Butterfly”, con la regia di Pippo Delbono prodotto dal Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2016 realizza le videoproiezioni per l’opera “Otello” per la regia di Amos Gitai in occasione dell’apertura della stagione lirica del Teatro San Carlo. Nel 2018 partecipa all’adattamento e digitalizzazione dello storico spettacolo “Tango Glaciale – reloaded” di Mario Martone. Sempre con Martone collabora alla realizzazione dei fondali video-scenografici per l’opera “Otello”, messo in scena nel 2021 al Teatro San Carlo. Nel 2022 collabora allo spettacolo “Napsound” prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, e per lo spettacolo ”R.A.M” prodotto dal Teatro Franco Parenti. Nel 2023 realizza le video proiezioni per lo spettacolo “Come tu mi vuoi” prodotto dal Teatro Stabile di Catania e per l’opera “Il matrimonio segreto” prodotto dal Teatro La Fenice. A marzo 2023 inoltre debutta con lo spettacolo-evento “Romeo e Giulietta” per la regia di Mario Martone al Teatro Piccolo di Milano. Dall’anno accademico 2019/20 è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli con il corso “Processi e Tecniche per lo Spettacolo Virtuale”.

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GIUSEPPE FILIPPONIO
Disegno luci

INIZIA LA CARRIERA NEL 2000 IN QUALITÀ DI TECNICO LUCI AL SEGUITO DELLA COMPAGNIA TEATRALE “ACCADEMIA DELLA FOLLIA” IN SANT’ARCANGELO DI ROMAGNA: IN PARTICOLARE PARTECIPAZIONE ALLA LAVORAZIONE DEL FILM “MATTBET” E DI PRODUZIONI TEATRALI.

NEL CORSO DEGLI ANNI HA PARTECIPATO IN QUALITÀ DI AUTORE DELLE LUCI A SVARIATE PRODUZIONI TEATRALI LAVORANDO CON ATTORI E REGISTI COME MICHELE PLACIDO, SERGIO RUBINI, ELISABETTA POZZI, FRANCESCO GIUFFRÈ, FRANCESCO FRANGIPANE, GIORGIO ALBERTAZZI, LUCA BARBARESCHI, CARLO GIUFFRÈ,  DANIELE SALVO, GABRIELE LAVIA, SIMONA BERTOZZI E ALTRI .

ATTUALMENTE LAVORA IN PRODUZIONI TEATRALI CHE SPAZIANO DALLA PROSA ALLA DANZA, DAL  TEATRO DI RICERCA FINO A PRODUZIONI MAINSTREAM CON UGUAL PASSIONE E DEDIZIONE.

COMPAGNIA

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Esordisce nel mondo del cinema nel 1993 al fianco del padre Michele Placido nel film drammatico Quattro bravi ragazzi di Claudio Camarca. Dopo circa tre anni, entra nel cast del film Vite strozzate (1996) e si fa notare anche nella commedia Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996), accanto a Stefano Accorsi. Ottiene un ruolo di rilievo nel film L’anima gemella (2002), per la regia di Sergio Rubini, con cui viene candidata come “miglior attrice” al Nastro d’argento. Nello stesso anno divide il set con star internazionali come Harvey Keitel e Andie MacDowell nel film Ginostra.

Nel 2003 recita in Ora o mai più di Lucio Pellegrini e Che ne sarà di noi di Giovanni Veronesi e ottine la candidatura al David di Donatello come “migliore attrice protagonista”. Dopo essere stata diretta da Pasquale Scimeca ne Gli indesiderabili (2003), ritorna accanto a Stefano Accorsi in Ovunque sei, dove viene diretta dal padre. Successivamente recita in alcune commedie come Il giorno + bello (2005), La cena per farli conoscere (2007) di Pupi Avati e Lezioni di cioccolato (2007).

Nello stesso periodo partecipa anche ad alcune produzioni televisive. Nel 2007 è infatti, nel cast di Guerra e pace. Sempre per il piccolo schermo, nel 2009 interpreta il ruolo di Moana Pozzi nella miniserie TV di Sky Cinema Moana, diretta da Alfredo Peyretti. Inoltre compare su Rai 1 nel ruolo della Fata turchina nella miniserie TV Pinocchio, diretta da Alberto Sironi.

Nel 2010 recita al fianco di George Clooney nella pellicola statunitense The American. Nel 2012 una nuova pellicola hollywoodiana: accanto a Nicolas Cage, recita in Ghost Rider – Spirito di vendetta, secondo capitolo della saga Marvel con protagonista Johnny Blaze, per la regia di Neveldine e Taylor. Nel 2014 diventa una delle protagoniste della serie televisiva Transporter: The Series, interpretando la parte di Caterina Boldieu. Nel 2022 è protagonista, accanto a Diego Abatantuono, del film Improvvisamente Natale, seguito, nel 2023, dal sequel Improvvisamente a Natale mi sposo, entrambi del regista Francesco Patierno.

In teatro è stata protagonista in Bash. Latterday play di Neil LaBute per la regia di Marcello Cotugno (Benevento Festival), Un ducato rosso sangue di Sabina Negri per la regia di Franco Martini,  Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare con la regia di Massimiliano Bruno al Teatro romano di Verona e in Anima Christi, testo e regia di Gerardo Russo.

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Ninni Bruschetta è nato a Messina il 6 gennaio 1962. Ha preso parte a più di cento titoli, tra cinema, televisione e radio. Ha lavorato con grandi autori come Paolo Sorrentino, Marco Tullio Giordana, Woody Allen, Margareth Von Trotta, in commedie di grande successo come Quo Vado? di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone, in popolari serie e film tv come Squadra Antimafia, Borsellino, Lo scandalo della Banca Romana, Fuoriclasse, I bastardi di pizzo falcone, La linea verticale, La stagione della caccia e nelle quattro serie di Boris di Ciarrapico, Torre e Vendruscolo. Ha firmato più di quaranta regie teatrali; dai classici (Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Amleto,  Medea) agli autori italiani del ‘900, fino al teatro contemporaneo (Edoardo Erba, Claudio Fava). Ha inciso il disco jazz I SICILIANI, con Cettina Donato. Ha pubblicato con Sellerio le sue sceneggiature cinematografiche e due saggi con Bompiani e Fazi.

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Woody Neri si diploma nel 2005 alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone e nello stesso anno vince il Premio Hystrio alla Vocazione. Alla sua formazione, poi, contribuiscono gli incontri con Pierre Byland, Walter Pagliaro, Antonio Latella, Valerio Binasco, Cristina Pezzoli, Serena Sinigaglia, Emma Dante, Leo Muscato. Nel 2010 viene selezionato da Franco Quadri per il XIX Corso Internzionale di Perfezionamento Teatrale “Nouvelle École des Maîtres” diretto dal maestro Matthew Lenton con cui allestisce lo spettacolo “Wonderland”.

Interprete inquieto e curioso, spazia volentieri dal teatro tradizionale al contemporaneo, dalle compagnie di prosa alle formazioni di ricerca, dai classici alla nuova drammaturgia: negli anni, alle collaborazioni con Gabriele Lavia, Umberto Orsini, Glauco Mauri e Roberto Sturno, Tonino Conte, Franco Branciaroli, Alessandro Haber, Roberto Valerio, Jurij Ferrini, affianca le più recenti collaborazioni con Renzo Martinelli (Lo Straniero – Un Funerale), Andrea Baracco (Hamlet, Re Lear, Itaca per sempre, Edipo, Guerra e Pace, Madame Bovary, Romeo e Giulietta), Stefano Cordella (H – Il Campione del Mondo, Decameron), Carmen Giordano (Il Deserto dei Tartari), Pablo Solari (L’Indifferenza, Elia Kazan – Confessione Americana), Claudio Autelli (Confirmation, Otello), Phoebe Zeitgeist (Kamikaze Number Five), Imitating the Dog (Storm in Paradise).

Come regista mette in scena“GabbiaNo; ovvero De l’Amar per Noia” riscrittura de “Il gabbiano” di Anton Čechov, di cui cura anche la drammaturgia. Lo spettacolo, autoprodotto, vince i premi Argot Off e Stazioni d’Emergenza e riscuote consensi nelle oltre quaranta repliche sul territorio nazionale. 

Dal 2019 è in tournèe con “Shakespearology”, one-man-show scritto e diretto dalla pluripremiata compagnia Sotterraneo, che si approssima al traguardo delle cento repliche.

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Nato a Catania nel 1979, dopo la maturità classica, frequenta la Scuola del Teatro Stabile di Genova – Teatro Nazionale diplomandosi nel 2002. Collabora, come attore, sia con vari Teatri Stabili Italiani (Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Catania, Teatro Nuovo di Napoli, Teatro di Roma, Teatro Stabile del Veneto, Biennale di Venezia, Fondazione INDA, Teatro Massimo Bellini, Teatro Stabile di Torino) che con produzioni private (Teatro dell’Elfo, Gloriababbi, Società per Attori, Progetto U.R.T., Fattore K, Goldenart, Teatro Mobile di Ct, Teatro della Città di Ct, Teatro del Linutile di Pd, Gruppo IARBA, Madè, Taormina Arte) e Straniere (A.R.I.A. France, Acting International – Festival d’Avignon 2012) interpretando sia i grandi autori classici che i contemporanei.

È diretto da vari registi tra i quali M.Sciaccaluga, L.Puggelli, M.Placido, O.Koršunovas, R.Castellucci, D.Livermore, F.Bruni, L.Sicignano, R.Palazzolo, J.Ferrini, G.Nicoletti, R.Cavosi, G.Marini, G.Rappa, A.L.Messeri, M. Mesciulam, P.Bontempo, T.Tuzzoli, N.Romeo, N.A.Orofino, W.Manfrè, A.Tosto, F.Ferro, P.Greco e Altri.

Lavora anche in campo cinematografico, televisivo e pubblicitario diretto da vari registi tra i quali M.Bellocchio, M.Placido, F.Ozpetek, A.Sironi, G.Manfredonia, A.Amadei, A.Grimaldi, L.Ribuoli, A.Longoni, D.Marengo, R.Izzo, F.Vicario e Altri.

E’ Autore e interprete del testo originale Salvatore – Favola Triste per voce sola (Festival di Benevento Città Spettacolo 2012). È Regista Teatrale dei progetti originali: ”Avanti Veloce”, “Bene, Bello, Giusto!  – Viaggio nella Costituzione”, “Io sono Verticale”, “Diversi”, “Borderline in Love”, “S.O.G.N.O. ergo Sum”, “Innamorati” e “Femmine”.
Nel 2014 crea il progetto di ricerca teatrale S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione) del quale è responsabile creativo. Si occupa anche di formazione dirigendo numerosi laboratori teatrali in varie città italiane. (Catania, Roma, Agrigento, Palermo, Padova, Napoli, Pisa). Collabora, inoltre, come docente di recitazione con varie realtà accademiche private e statali.

Non ha mai vinto alcun premio e ne va molto fiero.

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Cantante, attrice e doppiatrice romana, è entrata nel mondo del teatro e del musical interpretando il ruolo di Sidonia e Tosca in “Tosca Amore disperato” di Lucio Dalla nel 2003, cominciando una carriera di grandi tournée nei maggiori teatri italiani ed esteri.

Allieva di Carl Anderson, fin dall’inizio la sua formazione è parallelamente teatrale e musicale: deve la sua preparazione in ambito  teatrale a grandi maestri quali Pino Manzari, Claretta Carotenuto , sotto la cui direzione frequenta l’Accademia teatrale del Teatro dell’orologio, e a G. De Feo ,  in  quello musicale alla Maestra Luisa Vella  e del canto ai Maestri P.Bonfrati, L.Velletri, M. Fontana, P. Neri, nel doppiaggio alla Direttrice  Silvia Pepitoni di cui frequenta l’Accademia di Doppiaggio 

Nel suo curriculum un elenco di grandi personaggi femminili. Nelle ultime stagioni teatrali è stata Tania nel tour di “Mamma Mia ” di Massimo Romeo Piparo, e di nuovo Donna Marta e cover Rosetta  in “Rugantino” di Garinei-Giovannini, regia di  M. Romeo Piparo produzione Peeparrow, Teatro Sistina. La regina Anna nell’opera musicale ( presentazione  nazionale ) “Il ragazzo dalla Maschera di ferro “,  di C.Crocetti, musiche T.Barbafiera, liriche Emiliano Palmieri, di cui revisiona anche il libretto e poi ancora Bruna in “Balliamo sul mondo” di Chiara Noschese con le musiche di L. Ligabue , produzione Teatro Nazionale .

E prima ancora è Vi Moore nel musical “Footloose” produzione Stage Entertainment regia di Martin Michel, Perpetua e Agnese nelle tante edizioni de “I Promessi Sposi” di M. Guardì , Mary Buttman in “Georgie il Musical” di C.Crocetti e T.Barbafiera, liriche D.Ribechini e Fornarina in “Raffaello e la Leggenda della Fornarina” di G.Acquisti entrambi con la regia di M. Sindici. E ancora Ortensia in “Aggiungi un Posto a Tavola” di Garinei/ Giovannini nell’edizione  della Compagnia dell’Alba diretta da F. Angelini, Maddalena e ensemble  in “Jesus Christ Superstar” della Compagnia della Rancia regia di F.Angelini, Collina in “Aprite i vostri occhi” con la regia di R. Rossetti prodotto dalla Compagnia della Marca, Rachele Mussolini in “Edda Ciano tra cuore e cuore”, musical di Dino Scuderi con la regia di R. Rossetti, sempre per la Compagnia della Marca, la Signora Otis in “Canterville” di Robert Steiner, Lady Rose in “Robin Hood il valore della giustizia” di S.Martino regia di P.Gatti, Malfiore in “Wojtyla Generation – Love Rock Musical” di R. Avallone, Antonietta in “Antonietta e Gabriele”  e La Madre in “Amor Mio” drammi originali di Simone Sibillano, Adriana nella commedia musicale “Sotto il cielo di Roma-I Trasteverini” di Perrozzi/Vergoni regia di Fabrizio Angelini, Vanessa ne “La Torta di Joe”, di E. Tulli, la Mamma in “A mano a mano” sempre di E.Tulli, Alice in “Deja-vú” di V.Naselli. 

Ha interpretato diversi piccoli ruoli per la TV e il cinema, l’ultimo una giornalista d’assalto in “Yara”, di M. T. Giordana. 

Nel doppiaggio cantato ha dato la voce “cantante” alla dottoressa Bailey in “Grey’s Anatomy” e a tanti  cartoni animati della Fox e Disney, quali ” Phineas and Ferbs”, “Rapunzel” la serie, “La Principessa Sofia”, “Milo’s Murphy’s Law”, e tanti altri diretta da Ernesto Brancucci.

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Salvatore Rancatore è attore e regista.

Ha lavorato in Italia con la compagnia Lavia e Tullio Solenghi negli spettacoli “La Bisbetica domata” e “Le nozze di Figaro”; con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini e Stefano Fresi ha condiviso il palcoscenico in “Il Burbero benefico”, “Questa sera si recita a soggetto” e “Un tagliatore di teste sul lago Maggiore”.  È al fianco di Simona Marchini in “Storia di una capinera”, prodotto dal Todi Festival, e con Romina Mondello è coprotagonista di “Alice” nel ruolo del Cappellaio Matto. 

In “Hamlet” di William Shakespeare è fra i protagonisti con Mariangela D’Abbraccio e Giorgio Pasotti.  Ha partecipato, inoltre, come protagonista a numerose produzioni del festival internazionale “Settimana Pirandelliana”.

Ha recitato a Londra nel ruolo di Anselmo Paleari in “The late Mattia Pascal”, versione inglese del romanzo Pirandelliano per LAMDA (London Academy Music and Dramatic Art), in seguito al quale è stato selezionato dalla Royal Shakespeare Company per interpretare Caliban in “The tempest”.

Autore ed interprete di una trilogia di spettacoli vincitrice del premio “Marte Live”, viene diretto al cinema da Giuseppe Tornatore in “Baaria”. “Distante, così vicina” è il suo primo libro di poesie pubblicato da Edizioni Attraverso.

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Tommaso Paolucci si diploma all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 2018, esperienza che gli permette di studiare con Maestri come Valerio Binasco, Francesca Archibugi, Massimiliano Civica e Arturo Cirillo. Terminati gli studi si affaccia al mondo del lavoro sia in produzioni teatrali che cinematografiche. Per gli spettacoli più recenti si ricordano “Yen” di A. Jordan per la regia di Jacopo Bezzi, prodotto per la rassegna Trend – nuove frontiere della scena britannica. “Tutto” di R. Spregelburd diretto da Tommaso Capodanno per il Festival dei 2 Mondi e “Una bellissima domenica a Creve Coeur” di T. Williams sempre per la regia di Tommaso Capodanno e prodotto dall’Accademia Silvio D’Amico e il Teatro Elfo Puccini. In campo cinematografico e televisivo lavora ne “La Belva” di Ludovico Di Martino, “La vita bugiarda degli adulti” di Edoardo De Angelis e “Ferrari” diretto da Micheal Mann.

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Allievo attore presso l’accademia Teatro Azione di Roma, debutta con lo spot dei The Jackal (Muller) e nello stesso periodo debutta in tv con il programma televisivo “Domenica Luna live” condotto da Paola Mercurio e in “Deal With It” condotto da Gabriele Corsi.

Vanta numerose esperienze nel mondo della moda per The Bulldog Amsterdam, Zuiki, Lovable, atelier Vanitas.

Nel 2023 è attore nel film “Eterno Visionario” diretto da Michele Placido con Fabrizio Bentivoglio e Valeria Bruni Tedeschi.

Attualmente impegnato nello spettacolo “1984” con Ninni Bruschetta e Violante Placido, prodotto da Goldenart Production, regia di Giancarlo Nicoletti.

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Chiara Sacco è attrice e ballerina. 

Si forma presso la MoveOn Performing Arts Academy di Milano con i coreografi Martina Nadalini e Roberto Carrozzino, Michele Villanova e Giorgio Lucca e si avvia alla recitazione sotto la guida dell’attrice e doppiatrice Valeria Ducato.

Ha seguito masterclass con Simona Izzo e Ricky Tognazzi e perfezionato la sua formazione con un corso professionale di Musical tenuto dai docenti Marco Simeoli, Vittorio Matteucci e Marco Manca.

Nutrendo una forte passione per lo spettacolo, sin da piccola segue stage con personalità del calibro di Alessandra Calentano, Garrison Rochelle, Fabrizio Mainini e Luigi Martelletta, portandola a lavorare come ballerina professionista presso il teatro del Garden Toscana Resort.

Debutta con lo spot Sky di “Masterchef Italia 12” e successivamente recita nel film “Here After” prodotto da Fenix Entertainment a fianco Connie Britton.

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